la nostra spiritualità è segnata dal mistero dell'incarnazione, nel quale trova vera luce il mistero dell'uomo (gaudium et spes, 22)

La nostra spiritualità 1 vuole rimanere ancorata al mistero sacrosanto dell'Incarnazione, il mistero del Verbo fatto carne nel seno della Santissima Vergine Maria. In questo modo possiamo dire che la nostra spiritualità deriva dalla Persona del Verbo e da sua Madre, affinché, nello Spirito Santo, possiamo unirci al Padre. Dall’approfondimento del mistero del Verbo Incarnato derivano tutti i principi della vita spirituale del nostro Istituto, come appare nel Direttorio di Spiritualità.
PRIMATO DI GESÙ CRISTO
Nelle nostre vite e azioni deve primeggiare “il nome, l'insegnamento, la vita, le promesse, il Regno, il mistero di Gesù di azareth, Figlio di Dio”2, vissuto in maniera tale da non anteporre niente al suo amore.
PREESISTENZA DELLA PERSONA DEL VERBO
Confessando l'eternità, distinzione e divinità della Seconda Persona della Santissima Trinità, vogliamo alimentare il desiderio di abbandonarci interamente alla volontà di beneplacito di Dio, nostro amore alla Trinità e agli uomini creati da Dio a sua immagine e somiglianza3.
IL MISTERO DEL VERBO INCARNATO

Vestizione novizi a San Rafael, Argentina
LA SUA PRIMA VENUTA per opera dello Spirito Santo nel seno della Vergine ci deve portare ad una somma docilità verso il medesimo Spirito e ad un amore profondo alla Madre di Cristo e Madre nostra. Fondati nel mistero dell'Incarnazione, operato dallo Spirito nella Vergine Maria, dobbiamo cantare sempre le misericordie di Dio4 perché “per l'Incarnazione del Verbo diventa credibile l'immortalità della felicità”5, dobbiamo avere chiara coscienza che senza Gesù Cristo niente possiamo 6, e dobbiamo tendere, con tutte le nostre forze, a progredire sempre nella virtù.
Gesù Cristo è il “Cammino” per andare al Padre e nessuno va al Padre se non per mezzo di Lui 7. È l'unico nome nel quale è stabilito che possiamo essere salvati (At 4,12). Colui che fa in modo che la Chiesa sia un “sacramento, ossia il segno e lo strumento dell'intima unione con Dio e dell'unità di tutto il genere umano”8. È colui che sostiene tutti i dogmi della Chiesa, dal momento che è “la verità che tutte le altre racchiude”9. È colui che mostra la supremazia e il peso dell'eternità su tutta la realtà temporale. Sapere che Gesù è il vero Dio ci deve spingere a praticare le virtù della trascendenza: fede, speranza e carità, a dare un'importanza insostituibile alla vita di preghiera e alla necessità delle purificazioni attive e passive del senso e dello spirito.

Unzione degli infermi
Farsi uomo è “il mistero primario e fondamentale di Gesù Cristo”10 e “Dio non fu mai così vicino all’uomo – e l’uomo mai così vicino a Dio – come proprio in quel momento: nell’istante del mistero della Incarnazione!”11. Sapere che Gesù è vero uomo ci deve portare a considerare che nulla di ciò che è autenticamente umano ci è estraneo sapendolo assumere 12ad amare in Lui ogni uomo e tutto l’uomo, a praticare le virtù mortificative dell’annientamento. Sapere che in Lui si uniscono indissolubilmente entrambe le nature ci deve muovere a riconoscere la doppia realtà di grazia e natura, senza confonderle, a praticare le virtù apparentemente opposte, senza cadere in falsi dualismi, assumendo il superiore ciò che è inferiore. Saper cercare sempre la maggior gloria di Dio e la salvezza di tutti gli uomini, che è il fine dell'Incarnazione.
LA SUA VITA TERRENA. Dal primo istante dell’incarnazione ci da esempio d’offerta sacerdotale al Padre, esempio che dobbiamo imitare; nel seno di Maria siamo già presenti noi per il principio di koinonia, che ci insegna a dipendere totalmente da sua Madre; nella sua Vita occulta ci insegna a crescere, a lavorare, a stare in silenzio, a stare sottomessi13, a vivere con allegria festiva 14; tutte le sue parole e tutte le sue azione sono alimento per la nostra spiritualità.
LA SUA DIPARTITA DA QUESTO MONDO. In modo speciale, il mistero Pasquale di nostro Signore è fonte inesauribile di spiritualità. La sua passione, morte, discesa negli inferi, Risurrezione devono illuminare sempre le nostre vite. Dobbiamo specializzarci nella sapienza della croce, nell'amore verso la croce e nell'allegria della croce.
LA SUA VITA GLORIOSA. Il fatto meraviglioso che Cristo è risuscitato ci deve portare a vivere come risuscitati, a vivere secondo la Legge Nuova – lo Spirito Santo–, la libertà dei figli di Dio propria dell'uomo nuovo, con immensa allegria, specialmente la domenica, sapendo far festa, con grande impegno per la missione.

Missione popolare
LA SUA VITA MISTICA. È la meraviglia della Chiesa, Corpo di Cristo, alimentata dalla Parola di Dio, Una, Santa, Cattolica, – missionaria ed ecumenica – , Apostolica, arricchita e appoggiata dalle tre cose bianchedella Chiesa: l'Eucaristia che prolunga, per mezzo del sacerdozio cattolico, l'Incarnazione sotto le specie del pane e del vino; la Santissima Vergine Maria, che diede il suo sì affinché dalla sua carne e dal suo sangue il Verbo si facesse carne15; e il Papa, presenza che incarna la Verità, la Volontà e la Santità di Cristo”16.
LA SUA SECONDA VENUTA. La certezza che il Signore sta arrivando e che stiamo camminando verso di Lui. Un giorno tornerà in potere e maestà, risusciterà i morti, presidierà al giudizio finale e all'innovazione dell'universo.
In fine, vorremmo che la nostra spiritualità si potesse sintetizzare nel seguente modo:

Benedizione Eucaristica, San Rafael
No, Gesù o Maria; no, Maria o Gesù.
Né Gesú senza Maria; né Maria senza Gesù.
No solo Gesù, anche Maria;
né solo Maria, anche Gesù.
Sempre Gesù e Maria; sempre Maria e Gesù.
A Maria per Gesù: Ecco la tua Madre (Gv 19,27).
A Gesù per Maria: Fate quello che vi dirà (Gv 2,5).
Prima, Gesù, il Dio-uomo;
ma dopo Maria, la Madre di Dio.
Lui, Capo; Ella Collo; noi, Corpo.
Tutto per mezzo di Gesù e di Maria; con Gesù e con Maria;
in Gesù e in Maria; per Gesù e per Maria.
In fine, semplicemente: Gesù e Maria; Maria e Gesù.
E per Cristo, al Padre, nello Spirito Santo.
1 Costituzioni, 36-47.
2 Paolo VI, Evangelii nuntiandi, nº 22.
3 Cf. Gen 1, 26.
4 Cf. Sal 89,1.
5 SANT'AGOSTINO, De Trinitate, XIII, 9.
6 Cf. Gv 15,5.
7 Cf. Gv 14,6.
8 LG, 1.
9 GIOVANNI PAOLO II, Allocuzione, nella visita al Pontificio Ateneo Antonianum di Roma, ai professori e agli alunni (16/01/1982), 5; OR (31/01/1982), p. 19.
10 GIOVANNI PAOLO II, Allocuzione domenicale (06/09/1981), 1; OR (13/09/1981), p. 1.
11 GIOVANNI PAOLO II, Allocuzione domenicale (02/08/1981), 2; OR (09/08/1981), p. 1.
12 “non fu redento quel che da Cristo non fu assunto”, cf. AG 3, nota 15.
13 Cf. Lc 2,51.
14 Cf. Lc 2,42.
15 Cf. Gv 1,14.
16 Costituzioni 12